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Effetti acuti del particolato sulla mortalità in aree urbane, rurali e suburbane PDF Stampa E-mail

industry-gfffbd5053 640Uno studio svolto in collaborazione tra il DEP Lazio e l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) si è posto l'obiettivo di valutare la relazione tra i livelli medi giornalieri di materiale particolato fine (PM2.5) e grossolano (PM10) e la mortalità per tutte le cause nel periodo 2006-2015 in Italia.

In particolare, è stato posto un focus sulle possibili differenze negli effetti per livelli di urbanizzazione comunali (urbani, suburbani e rurali).

Per questo studio sono state raccolte informazioni per 5,884,900 decessi avvenuti in Italia nel periodo in studio, di cui il 39.5% occorso in contesti urbani, il 40.3% in contesti suburbani e il 20.3% in realtà rurali. La definizione di livello di urbanizzazione è stata applicata tramite l’indicatore EUROSTAT.

I risultati dell’analisi mostrano come per ogni aumento di 10 microgrammi/m3 di PM10 a lag 0-5 ci sia un aumento percentuale di rischio di mortalità del 1.47% 47 (95%CI:1.16, 1.79) nel periodo in studio. Tale incremento di rischio risulta pari a 1.96% (95%CI: 1.33, 2.59) per il PM2.5 a lag0-5 nel periodo 2013-2015.

Stime di rischio più elevate sono state osservate per la popolazione più anziana e di sesso femminile. Infine, non sono emerse differenze tra contesti con differente grado di urbanizzazione, dimostrando come l’associazione tra inquinamento atmosferico e mortalità non sia limitata soltanto a realtà urbane dove le concentrazioni sono più elevate, ma sono nocive anche in contesti rurali e suburbani dove i livelli degli inquinanti risultano essere più bassi.

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