Impatto del COVID-19 sui pazienti con malattie infiammatorie immunomediate |
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In questo contesto, una delle principali sfide è capire se modificare e/o sospendere il trattamento immunosoppressivo in corso in questi pazienti, considerando sia il potenziale rischio di una maggiore esposizione infettiva che quello di una ricaduta della malattia indotta dalla sospensione della terapia. Uno studio retrospettivo condotto dal DEP Lazio (in collaborazione con IBD Unit, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS; National Institute for Infectious Diseases, Lazzaro Spallanzani IRCCS; Department of Clinical and Molecular Medicine, Sant’Andrea University Hospital,) ha quindi esaminato i rischi di infezione, ricovero o mortalità legati al COVID-19 in una coorte di pazienti con artrite reumatoide, psoriasi o malattie infiammatorie intestinali, studiando anche la prevalenza di trattamenti farmacologici con terapie biologiche prima e dopo il lockdown e durante la seconda ondata di SARS-CoV-2. In questa coorte di pazienti si è osservato un rischio significativamente più elevato di infezione da SARS-CoV-2 rispetto alla popolazione generale; un risultato confermato anche da un'analisi separata dei dati per il sottogruppo di IMID e per i consumatori prevalenti di farmaci biologici. Non sono state riportate particolari differenze in termini di ospedalizzazione o mortalità legate al COVID-19. Tuttavia nel sottogruppo di utilizzatori prevalenti di farmaci biologici sembra esserci un rischio più elevato di morte legato al COVID-19. Sarebbero auspicabili ulteriori ricerche in diverse aree geografiche e organizzazioni sanitarie per valutare la coerenza e la stabilità nel tempo dei nostri risultati. |