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Uno studio analizza gli effetti delle temperature estreme sugli infortuni dei lavoratori in Italia PDF Stampa E-mail

temperature infortuniDiversi studi hanno evidenziato un aumento del rischio di infortuni sul lavoro associati ad esposizione outdoor a temperature estreme.

Nell’ambito del progetto BEEP, finanziato dal bando INAIL BRIC, è stato condotto uno studio con l’obiettivo di stimare gli effetti delle temperature estreme sugli infortuni dei lavoratori in Italia grazie al database infortunistico di INAIL.

Si è trattato del primo studio a copertura nazionale: sono stati analizzati 5 anni (2006-2010) di serie storiche giornaliere di temperatura ad alta risoluzione e di dati di infortuni riconosciuti dall’INAIL, per un totale di 2,277,432 eventi.

I risultati indicano che ogni anno in media 5,211 infortuni in Italia sono attribuibili alle temperature estreme (1,195 al freddo, 4,016 al caldo). Le analisi evidenziano che i rischi variano in base all’età (il caldo ha un impatto maggiore sugli under 34, il freddo sugli over 60), per genere (le donne sono più suscettibili alle basse temperature, gli uomini alle alte), per dimensione dell’impresa nella quale il lavoratore è impiegato (maggiore l’effetto del caldo sugli occupati nelle piccole imprese, del freddo per chi lavora in aziende con più di 250 dipendenti) e per settore produttivo.
I lavoratori nel settore delle Costruzioni sono risultati essere i più suscettibili alle elevate temperature, mentre un maggior effetto del freddo è stato riscontrato negli occupati nei settori della pesca, trasporti e distribuzione di gas, acqua ed elettricità.

Le evidenze prodotte da questo studio sono dunque importanti per la definizione di misure di prevenzione in ambito di sicurezza e tutela dei lavoratori. Riformulare le politiche di sicurezza del lavoro, tenendo conto dell’esposizione ad ondate di calore e di freddo, diviene un’azione prioritaria, specie in considerazione degli scenari climatici futuri.

Per maggiori informazioni ecco il link alla pubblicazione:
 https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0160412019318410?via%3Dihub

 



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