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Effetti cronici delle basse dosi di inquinamento atmosferico PDF Stampa E-mail

aria salute 800x er-696x479Recentemente è stato pubblicato sulla rivista Italiana Ecoscienza un numero monografico sul tema Inquinamento atmosferico e salute.

All’interno di esso è presente un intervento dal titolo “L’esposizione a inquinanti a basse concentrazioni”, che sintetizza i principali risultati emersi dal progetto multi centrico ELAPSE (“Effects of low-level air pollution: a study in Europe”).

Il progetto ELAPSE è stato finanziato dalla Health Effects Institute americana. È stato coordinato dall’Università di Utrecht e ha coinvolto un consorzio di 19 enti di ricerca europei, tra cui il Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio (DEP-Lazio). Sono stati raccolti dati epidemiologici in 15 coorti europee (8 coorti “tradizionali” e 7 grandi coorti “amministrative”), per un totale di circa 30 milioni di individui. Lo studio ha assegnato alla residenza di ogni individuo i livelli medi di diversi inquinanti atmosferici: il particolato fine (PM2.5), il diossido di azoto (NO2), il black carbon (BC, un proxy di traffico veicolare), e l’ozono estivo (O3). Inoltre, lo studio ha seguito nel tempo i soggetti e valutato la relazione tra gli inquinanti atmosferici ed il rischio di decesso per cause naturali, cardiovascolari, respiratorie e di tumore al polmone. In particolare, al fine di fornire nuove evidenze alle basse dosi, lo studio ha circoscritto le analisi ai sottogruppi di individui esposti a livelli di concentrazioni inferiori a predefinite soglie.

Per il PM2.5, sono state scelte le seguenti soglie: ≤25 µg/m3 (valore limite Ue), ≤12 µg/m3 (standard americano) e ≤10 µg/m3 (linea guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 2005). Per l’NO2: ≤40 µg/m3 (valore limite Ue e linea guida OMS-2005), ≤30 µg/m3 e ≤20 µg/m3.

Lo studio ha evidenziato un’associazione positiva tra le basse concentrazioni di PM2.5, NO2 e BC e la mortalità per cause naturali, cardiovascolari, respiratorie e per tumore al polmone. Ad esempio,

tra gli individui esposti a livelli di PM2.5 ≤12 µg/m3, la mortalità per cause naturali aumentava del

30% (HR=1.296, IC95%=1.140, 1.474) e del 10% (HR=1.095, IC95%=1.002, 1.197) per incrementi di 5 µg/m3 di PM2.5 nelle coorti tradizionali e amministrative, rispettivamente. Al di sotto dei 10 µg/m3, l’associazione rimaneva significativa solo nelle coorti amministrative, dominata dall’ampia quota di soggetti esposti a tali livelli nella coorte norvegese. Simili risultati sono stati riscontrati per NO2 e BC.

L’esposizione cronica alle basse concentrazioni di PM2.5, NO2 e BC è risultata positivamente associata alla mortalità causa-specifica in molteplici coorti europee, a dimostrazione del fatto che i limiti di legge Ue e le linee guida americane e OMS del 2005 non siano sufficienti a tutelare adeguatamente la salute della popolazione. Nel settembre 2021 l’OMS ha emesso nuove linee guida, più stringenti per il PM2.5 e l’NO2. Studi futuri dovranno essere condotti in aree e sottopopolazioni con esposizioni inferiori a tali soglie.

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