Esposizioni ambientali a lungo termine e incidenza di ictus: i risultati del progetto EXPANSE |
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Nell'ambito del progetto è stata indagata l'associazione tra l'esposizione di lungo periodo a numerosi stressors ambientali e l'incidenza di ictus in tutta Europa, poiché le evidenze scientifiche sulla complessa relazione tra i molteplici fattori ambientali e gli esiti di salute cardiovascolari risultano ancora limitate. Sono state arruolate 7 ampie coorti europee, con più di 15 milioni di partecipanti, e sono stati applicati modelli a singola esposizione per valutarne gli effetti individuali, oltre a tecniche statistiche, come l'Analisi in Componenti Principali, per indagarne gli effetti cumulativi. Aumenti nelle concentrazioni di biossido di azoto e black carbon, così come la presenza di aree edificate o la scarsità di spazi verdi (stimata dall’indice satellitare NDVI, sono risultati associati a un aumento del rischio di ictus. Questi risultati sono stati confermati anche mediante l'Analisi in Componenti Principali, che ha considerato tre domini definiti a-priori: inquinamento atmosferico [particolato fine (PM2.5), biossido di azoto (NO2), black carbon (BC) e ozono (O3) nel periodo estivo], ambiente naturale/artificiale (NDVI, superfici impervie e distanza da corpi d'acqua) e temperatura dell'aria (media e deviazione standard durante le stagioni calda e fredda). Non sono stati osservati risultati chiari e consistenti tra le coorti per quanto riguarda la distanza dalle aree blu o le variabili di temperatura. Identificare gli elementi chiave per la creazione di ambienti urbani più salubri è dunque fondamentale per i decisori politici e per gli urbanisti nella progettazione di città sane, con l'obiettivo di ridurre il carico sanitario legato all'ictus in particolare, e alle patologie cardiovascolari in generale. |